
Arrampicare con i piedi
Ovvero come usare il proprio corpo senza spezzarsi le braccia
In italiano fare una cosa “con i piedi” vuol dire “farla male, senza capacità o senza impegno”.
Quando all’inizio di questo anno ho cominciato ad arrampicare, ho cominciato a farlo con i piedi, cioè male. Ma sopratutto, invece che usare i piedi, usavo la mani: volevo “arrivare” alle prese. Per una volta ho accettato di prendere qualche lezione, ammettendo a me stesso che non in tutto posso essere testardo ed autodidatta.
Ho raccolto i pensieri e gli insegnamenti della mia maestra, che in poche lezioni ha cambiato il mio modo di approcciare all’arrampicata.

“La pinza, la svasa, la canna, la rovescia, la tacca, la spalla, la tonda, il bidito, il pesce, la luna…”
“Non sono le mani che ti sostengono: le mani accarezzano la presa.”
Filosofia del gesto e studio del movimento, qualunque sia il tipo di grado che si sta affrontando.
Ogni presa ha la sua forma, ed un modo per essere “accarezzata”. Tuttavia non sono le mani che ti fanno raggiungere una presa lontana, sono i piedi. Bisogna risparmiare l’energia delle proprie braccia: evitare le trazioni sulle braccia, quando non sono necessarie.

Tenere le braccia stese, per valutare dove poggiare i piedi, le spalle sempre rilassate: si può arrampicare guardando solo i propri piedi, ricercando di volta in volta la presa, “ascoltando” il proprio corpo che si adatta alla parete. Si può arrampicare ad occhi chiusi per sentire il proprio corpo, la sicurezza delle mani che si adattano alle prese, il peso che si scarica completamente sui piedi per raggiungere l’equilibrio.

Arrampicare è soprattutto uno stato mentale, più che uno sforzo fisico: la muscolatura ovviamente fa la sua parte, come l’allenamento delle dita, la conoscenza delle diverse prese e dei movimenti base sulla parete; ma all’esplosione bruta va abbinata la concentrazione, l’equilibrio, la coordinazione e lo forma mentale.
Respirare.
Ad ogni movimento, respirare.
Spingere con i piedi, sentirli sostenere il peso del proprio corpo, respirare: l’obiettivo non è raggiungere la presa, ma il modo in cui la si raggiunge.
I più grandi arrampicatori hanno una grandissima concentrazione perchè gran parte dello sforzo dell’arrampicata è uno sforzo mentale; la concentrazione comincia prima del gesto, quando si è ancora a terra; per questo motivo la lettura della parete è una dote che va allenata. Il gesto tecnico e l’esecuzione vanno aiutati con la ripetizione mentale: ripetere un movimento in parete - dopo averlo solo immaginato - è uno dei modi attraverso cui si sorpassano passaggi apparentemente impossibili.
Sto cominciando ad arrampicare con i piedi perchè ho una maestra che mi insegna a farlo con i piedi. Cioè per bene.
Alè Lux.